domenica 12 febbraio 2012

Trecentoventiquattro.


[Cronologicamente, avrei dovuto riservare questo spazio alla seconda parte del trattatello sugli albori del ‘femminismo’ nella storia dello spettacolo; ma, alle volte, è una questione di urgenze.
Non sempre è dato di seguire uno schema, non sempre si può rispondere a uno schema. Né per un blog, né nella vita reale.]

DieciFebbraioDuemiladodici.
Mattina,  qualcosa dopo le 9. Ho finito da poco di fare colazione.
Controllo le mail, apro la pagina del blog come quotidianamente faccio.
E leggo, 324 visualizzazioni. 324, in meno di due settimane.  E sorrido.

Non mi chiedo se siano una buona o una cattiva media, non ho mai creduto fino in fondo nelle statistiche.
Sorrido, dicendo a me stessa che qualcosa comincia a muoversi.

Sono andata a dormire promettendomi di pensare in positivo. Per me e per gli altri.
Per i giorni che verranno. Per gli ostacoli che mi si pareranno davanti.
Mi sono svegliata pensando alla piccola gioia di preparare una colazione calda e confortante, con la neve che fioccava e la micia in attesa spasmodica della sua caramellina al malto; piccoli rituali del mattino, che ogni tanto cambio per non abituarmi all’abitudine.

- Il cambiamento è fatto di piccoli passi. Uno dietro l’altro, in avanti.
Alle volte si tratta di desiderio, altre di necessità. Altre ancora, si tratta semplicemente di non soccombere. -

Questo spazio funziona come un canale privilegiato di comunicazione libera, la cui nascita fa parte di un percorso complesso e in continua evoluzione; un bacino in cui far affluire (e nel quale convergono) storie di donne diverse, che sono anche la mia - e forse quella di chi legge. La scelta ha radici molto profonde, che in qualche modo riescono a portarsi in superficie, generando nuovi germogli e col tempo probabilmente anche fiori e frutti. Un progetto che ha nome solo in apparenza, perché per quanto mi riguarda potrebbe avere mille nomi, e chiamarsi Valentina o Angelica, Anna, Luciana, Giulia; Sophie o Raffaella, Isadora, Alexandra, Eleonora.. e molti altri ancora, di tutti i volti che hanno attraversato i giorni in cui ho meditato sulla forza che serbiamo per camminare con dignità nei nostri corpi e nella vita che ci appartiene.

Dolenti Trame esiste come un dono. In questo, è da intendersi il suo senso.
Nell’estroflessione a chi legge e a chi ascolta, nella pregnanza della condivisione.
Nell’approdo congiunto alla consapevolezza che una dimensione nuova non è un pensiero utopico.

Stamattina, però, il dono l’avete fatto a me.
E queste poche righe sono i miei 324 grazie.

3 commenti:

  1. Di sicuro una decina sono le mie: mi piaci, molto.
    Ti seguo. Cammino con te.

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    1. Cammina con me..c'è bisogno di luce a rischiarare la via.

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  2. in quei 324 c'ero anch'io... :-)

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