[Cronologicamente, avrei dovuto
riservare questo spazio alla seconda parte del trattatello sugli albori del
‘femminismo’ nella storia dello spettacolo; ma, alle volte, è una questione di
urgenze.
Non sempre è dato di seguire uno schema, non
sempre si può rispondere a uno schema. Né per un blog, né nella vita reale.]
DieciFebbraioDuemiladodici.
Mattina, qualcosa dopo le 9. Ho finito da poco di fare colazione.
Mattina, qualcosa dopo le 9. Ho finito da poco di fare colazione.
Controllo le mail, apro la pagina del
blog come quotidianamente faccio.
E leggo, 324 visualizzazioni. 324,
in meno di due settimane. E sorrido.
Non mi chiedo se siano una buona o una
cattiva media, non ho mai creduto fino in fondo nelle statistiche.
Sorrido, dicendo a me stessa che
qualcosa comincia a muoversi.
Sono andata a dormire promettendomi di
pensare in positivo. Per me e per gli altri.
Per i giorni che verranno. Per gli
ostacoli che mi si pareranno davanti.
Mi sono svegliata pensando alla piccola
gioia di preparare una colazione calda e confortante, con la neve che fioccava
e la micia in attesa spasmodica della sua caramellina al malto; piccoli rituali
del mattino, che ogni tanto cambio per non abituarmi all’abitudine.
- Il cambiamento è fatto di piccoli passi.
Uno dietro l’altro, in avanti.
Alle volte si tratta di desiderio, altre
di necessità. Altre ancora, si tratta semplicemente di non soccombere. -
Questo spazio funziona come un canale
privilegiato di comunicazione libera, la cui nascita fa parte di un percorso
complesso e in continua evoluzione; un bacino in cui far affluire (e nel quale
convergono) storie di donne diverse, che sono anche la mia - e forse quella di
chi legge. La scelta ha radici molto profonde, che in qualche modo riescono a
portarsi in superficie, generando nuovi germogli e col tempo probabilmente
anche fiori e frutti. Un progetto che ha nome solo in apparenza, perché per
quanto mi riguarda potrebbe avere mille nomi, e chiamarsi Valentina o Angelica,
Anna, Luciana, Giulia; Sophie o Raffaella, Isadora, Alexandra, Eleonora.. e
molti altri ancora, di tutti i volti che hanno attraversato i giorni in cui ho
meditato sulla forza che serbiamo per camminare con dignità nei nostri corpi e
nella vita che ci appartiene.
Dolenti
Trame esiste come un dono. In questo, è da intendersi il suo senso.
Nell’estroflessione a chi legge e a chi
ascolta, nella pregnanza della condivisione.
Nell’approdo congiunto alla
consapevolezza che una dimensione nuova non è un pensiero utopico.
Stamattina, però, il dono l’avete fatto
a me.
E queste poche righe sono i miei 324 grazie.
Di sicuro una decina sono le mie: mi piaci, molto.
RispondiEliminaTi seguo. Cammino con te.
Cammina con me..c'è bisogno di luce a rischiarare la via.
Eliminain quei 324 c'ero anch'io... :-)
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